April 8, 2009
didascalia; l'odore del terremoto/caption; the smell of earthquake
by Marco Filoni
I silenzi non sono tutti uguali. Quello che si diffonde subito dopo il boato del terremoto è diverso da tutti gli altri. Inaspettato. Insopportabile. Scandisce quei minuti interminabili prima delle sirene. E poi c’è la polvere bianca, ovunque. Impregna l’aria: soffoca e non fa respirare. È l’odore del terremoto. Sono momenti senza fine, nei quali vi è l’anestesia dei sensi. Soltanto dopo capisci, e inizia lo strazio: le urla, le lacrime, i soccorsi. Allora quel silenzio si trasforma in qualcosa d’altro, e prende un nuovo nome: morte. La vedi nelle file delle bare disposte su un campo sportivo. La riconosci nei volti di coloro che scavano a mani nude fra le rovine e le macerie. La riconosci nell’immagine dell’anziana signora seduta su una pietra, in pigiama, avvolta da una coperta. Come tutti è stata sorpresa nel sonno, quando in Italia erano le 3.32 di notte. Sola, in mezzo ai detriti e alle case crollate. Forse non sa nemmeno lei come ha fatto a ritrovarsi lì. È salva. È ancora viva. Eppure nei suoi occhi si legge la ferita di quanto è successo, l’espressione di quel silenzio. Ha respirato l'odore del terremoto.
Silences are not all the same. The one that spreads just after the roar of an earthquake is different from all the others. Unexpected. Unbearable. Beating the interminable minutes before the sirens. Then there's the white dust that is everywhere. It permeates the air: causes choking, disables breathing. That's the smell of earthquake. Endless moments, the anaesthesia of feelings. Only later do you understand, and does the torture really begin: the screaming, the weeping, the aid. That silence changes into something different, and takes a new name: death. You see it in the lines of coffins laying on a sports ground. You recognize it in people excavating with their hands among ruins and rubble. You recognize it on the face of an old lady sitting on a stone, wearing only pajamas, wrapped in a blanket. She was caught by surprise while she was sleeping, when it was 3:32 in the Italian night. Alone, in the middle of collapsed houses and debris. She might not know how she ended up there. She's safe. She's still alive. Nevertheless you can see in her eyes the wound of the earthquake. Her eyes convey that silence.